Marianna Giglio Tos

amo leggere e scrivere, con l’inchiostro e con la luce

“L’antica fiamma” – Dante e Virgilio

(particolare della litografia di Gustave Doré creata per la Divina Commedia e presente nel romanzo)

Due guide d’eccezione
L’idea di trasformare i due celebri, amati e immortali autori in due veri e propri personaggi in chiave spirituale fu suggerita dal mio stesso carattere. A lungo ho nascosto il mio Amore per loro per non dar adito agli altri di giudicarmi ancora più asociale e stramba! Ho nascosto di respirare le loro parole, soprattutto nei momenti bui della vita e di sognarli quotidianamente, così come qualsiasi altra ragazza fantastica sull’attore del momento o sull’uomo che le piace. Soprattutto in questo anno di stesura, confido che quando finalmente a notte fonda spegnevo il computer per andare a dormire, in quei pochi istanti di veglia prima che il sonno mi cogliesse, fuggivo in una casa immersa nel verde di una scogliera in cui mi attendevano Virgilio, Dante e Bianca e restavo un po’ con loro, a chiacchierare per aggiornarli sul progetto e avere suggerimenti. Può sembrare una cosa adolescenziale ma furono davvero le mie Muse ispiratrici e questo romanzo è un modo per me di uscire alla luce sotto molti aspetti nascosti ma che sono poi la vera parte di me. Fu l’imminente 700esimo anniversario della morte del Poeta a darmi coraggio per confessare il mio Amore. Comunque Dante fu davvero un autore molto conosciuto e apprezzato nel Medioevo e Virgilio, in quanto autore antico, fu il cuore della letteratura rinascimentale. Quindi è assolutamente plausibile che Bianca leggesse le loro opere, come moltissimi altri.
In una storia in cui il vampirismo è usato come spinta a varcare la Nigredo (riflesso dell’Inferno), Dante e Virgilio sono letti usati come guide spirituali, si intrecciano al percorso alchemico della Magnum Opus (la cui fase finale, la Rubedo è riflesso del Paradiso) risultando una sorta di coscienza per i personaggi. Le loro opere e gli stessi Dante e Virgilio sono una presenza costante nella trama, dipingono sogni come fossero pittori, disegnano nuovi sentieri, pongono quesiti volti alla maturazione dei personaggi. E sono la chiave di lettura dell’intero romanzo.

Stelle e oscurità
Nel libro un elemento fondamentale al punto da poter essere giudicato alla stregua di un personaggio sono le stelle. Chi ben conosce la Divina Commedia sa che le tre Cantiche finiscano tutte con la parola “stelle”. Un altro mio omaggio all’Opera dantesca risiede nella parola che pone fine a tutti i diari del romanzo. Essendo le stelle qui presenti per via del vivere viscerale della notte per i personaggi femminili e del consapevole collegamento del firmamento al Poeta Dante, non potevo tralasciare il fatto che la suddetta storia sia oscura sia per i misteri che la pervadono, sia per i temi trattati che per le atmosfere. Dunque ho cercato un modo similare a quello dantesco di chiudere i diari che però ponesse un contrasto con le stelle e dunque con la luce. Ecco perché tutti i diari si concludono con la parola oscurità. Ma attenzione a credere che il termine possa essere letto solo in chiave negativa…

I 7 giorni di viaggio
Al di là dei chiari riferimenti per mezzo delle citazioni, la narrazione riprende contesti e pensieri presenti nella Divina Commedia e nell’Eneide, a volte in modo palese, altre volte in modo volutamente velato. Per esempio, i 7 giorni legati al ritrovamento dei diari a Issogne (con il passaggio reato-esaltazione-pentimento-liberazione) sono un riflesso dei 7 giorni del viaggio dantesco tra Inferno-Purgatorio-Paradiso. Non solo perché si svolgono nello stesso periodo, quello pasquale, tra 8 e 14 aprile (prendendo per buona una delle due ipotesi sulle date ad oggi riconosciute), periodo che anche nel 2021 (anno in cui è ambientata la parte presente del romanzo) coincise realmente con la Pasqua così come nella Divina Commedia.
In realtà gli indizi per collegare quei 7 giorni de “L’antica fiamma” al viaggio dantesco sono molteplici e fin dal principio quando il personaggio si trova casualmente in viaggio tra le campagne di Issogne e incontra tre animali. Un altro esempio si trova al 4° giorno, successivo al furto dei diari, quando il reato commesso porta a vivere sentimenti vicini ai 4 generi di peccatori che Dante e Virgilio incontrato il 4° giorno, nel primo tratto del Purgatorio. Ossia superbi, invidiosi, iracondi e accidiosi. E proprio la pena inflitta agli invidiosi viene approfondita nella trama (oltre ad apparire in 4° di copertina nella splendida opera di Hippolyte Flandrin.)
Per me è stato divertente tessere la trama con i fili e le gemme della Divina Commedia… spero che per il lettore (se appassionato di Dante Alighieri) sarà altrettanto entusiasmante trovarli tutti!

Cronache di oltre confine
Nei primissimi mesi di stesura il titolo fu “Cronache perdute” in riferimento ai diari. Poi scelsi di puntare sul tema che funge da file rouge per tutti i personaggi: ossia l’andare oltre un confine. E tale restò fino alla seconda stesura quando mi toccò ridurre le 2000 pagine a 700.Principalmente c’è il superare il confine della morte, ma pure dell’etica, e del rapporto sociale intrinseco alla natura del vampiro. Ogni personaggio è messo alla prova dovendo superare i propri confini: Bianca deve andare oltre le apparenze, preferire la bellezza dell’anima a quella esteriore, e superare la paura della solitudine quindi i confini che deve superare non sono verso il fuori ma verso il dentro. Poi vi sono i confini fisici della Pavia assediata, verso il dentro per i francesi e verso il fuori per i pavesi. A Casale il confine è quello materno e familiare, a Milano quello della fiducia nei confronti di persone sconosciute.Solemastro deve andare oltre le proprie credenze religiose. Grumello deve andare oltre il contesto puramente politico della vita umana e superare la paura di René de Challant. Barbero deve superare un confine fatto di regole e leggi precise, per accettare che al mondo non tutto possa essere spiegato con la matematica e la legge. Per quanto mi riguarda, nella parte autobiografica del romanzo, ho dovuto superare la paura della morte.
Ma in casa editrice, in quel fatidico giorno delle 2000 pagine, anche il titolo non convinse e, vi dirò, iniziò a non convincere più nemmeno me.
Non nego di aver accarezzato l’idea di un titolo che avesse a che fare con le stelle (essendo assai presenti nel romanzo, anche in momenti cruciali della trama) ma soprattutto negli ultimi anni i romanzi ed i saggi pubblicati con riferimenti nel titolo alle stelle dantesche sono stati veramente molti.
Alla fine trovai il giusto titolo, che fosse non solo ben esplicativo della trama ma anche un omaggio non solo a Dante ma anche a Virgilio. Chi ama o ha studiato questi due nostri straordinari autori, è consapevole dei rimandi danteschi all’opera virgiliana. Difatti “l’antica fiamma” apparve nell’Eneide, nella scena in cui la regina Didone confessa alla sorella Anna il suo amore per Enea affermando di riconoscere in lei il riaccendersi di quel sentimento che già aveva provato per il marito ormai scomparso. Il verso latino virgiliano “Agnosco veteris vestigia flammae” fu ripreso pari pari da Dante nella Divina Commedia, precisamente nel Canto XXX del Purgatorio quando incontra Beatrice. Ma non solo: il titolo pone inoltre in luce quella che alla fine si rivelerà la chiave di lettura del romanzo, che unisce quella “antica fiamma” ai due versi più celebri e amati di Dante e Virgilio.

“L’amore vince su tutto e noi cediamo all’amore”
Publio Virgilio Marone

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”
Dante Alighieri